La serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi entra negli ospedali a visitare gli ammalati
Editoriale di P. Massimiliano Noviello OFMCap
Nonostante la vecchiaia, le malattie, i tanti problemi, c’è Gesù. E Gesù non delude mai!
Papa Francesco ha sottolineato che «tutte le lamentele che noi possiamo fare a Gesù, Lui le trasforma in preghiera e le presenta al Padre, perché Lui è passato per tutte queste cose prima di noi». «Lui ci ascolta, Lui ci vede, Lui ci ama». «Parlare semplicemente con le nostre parole, e anche lamentarsi: ‘Eh sì, ma Signore, è troppo, è troppo, è troppo…’. Sì, dillo – è il suo invito -, Lui capisce. Ma non dimenticatevi: Gesù, Gesù, Gesù.
Quindi, l’invito a “non dimenticare Gesù”». «Le altre cose senza Gesù non servono, non vanno avanti».
È la logica del dono l’antidoto alla «cultura dello scarto e dell’indifferenza», come ci
insegna la Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, testimone di carità verso i poveri e i bisognosi che è venuta ancora una volta, a visitare queste periferie esistenziali: perché lei stessa ha conosciuto – in lei, nei famigliari e negli altri – la sofferenza fisica, morale spirituale; e sull’esempio della madre, la beata Maria, ha cercato pure di alleviarla nei fratelli, rendendosi fin dalla giovinezza disponibile a gesti di vicinanza e di aiuto. Basti pensare che dal 1936-’37 la Serva di Dio entrò a far parte dell’UNITALSI per accompagnare ed assistere gli ammalati a Lourdes, così come anche a Loreto. Non solo, ma con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, la Serva di Dio si prodigò instancabilmente, come infermiera crocerossina, nell’assistenza dei feriti ricoverati negli ospedali militari della Capitale. Fu questo un aspetto peculiare del suo vasto e multiforme campo di apostolato, esercitato con competenza e generosità. Comunque, per tutto il corso della sua vita Enrichetta ebbe una particolare predilezione per gli i fratelli infermi, tra cui soprattutto i bambini. I suoi furono gesti di compassione e gratuità, come quelli del Buon Samaritano: la via più credibile di evangelizzazione.
«La cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è ‘caro’».
Ora la vita è un dono di Dio: si può dire che dove c’è la vita, c’è il segno della grandezza e della bontà di Dio. Di questo è espressione soprattutto la creatura umana, tenera e fragile, da Dio tanto amata.
Per tale ragione i deboli e gli ammalati occupavano un posto speciale nel cuore della Serva di Dio Enrichetta, perché in ognuno di loro ella vedeva l’immagine di Cristo stesso che soffre. Particolarmente i bambini e i malati sono Gesù.
Tante sono state le espressione di sensibilità e di affetto verso di loro. La Serva di Dio esprimeva attenzione, consigliava rimedi, infondeva speranza… come farebbe una madre ai propri figli.
Sono molte le storie di persone colpite da qualche malattia a cui la Serva di Dio ha prestato aiuto attraverso il suo ministero di guarigione e consolazione.
Come Gesù infatti, nell’inviare in missione gli apostoli e i discepoli, dava loro non solo il potere di annunciare il Vangelo ma anche quello di esorcizzare e guarire (Lc 9,1-6; 10,1-11). Dunque a chi lo rappresentava il Signore concedeva la facoltà di provvedere e soccorrere: così appare legittimo l’atteggiamento di chi invoca Maria e i Santi per ottenere qualche grazia perché essi, nonostante le continue fatiche e purificazioni che l’amore a Cristo esigeva, hanno ormai vinto la battaglia contro le potenze del male e così, rendendo a Dio la vittoria conseguita, possono attendersi di ricevere dalla sua potenza e misericordia – attraverso la preghiera d’intercessione – i frutti umani e spirituali necessari per aiutare i fratelli a lottare sulla terra.
Questa capacità è data loro di Cristo, perciò essi sono resi partecipi dei suoi poteri per venire in soccorso a quanti li invocano esercitandoli esclusivamente “nel nome di Gesù”, unico mediatore per gli uomini presso il Padre.
La preghiera d’intercessione è particolarmente efficace nei Santi, come dice l’apostolo san Giacomo: «Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza» (Gc 5,16). Dunque venerare e pregare i Santi non detrae gloria a Dio. Al contrario, ciò ispira a centrare le nostre vite in maniera fiduciosa intorno a Cristo e alla sua volontà, esercitandola in vista della salvezza, come fecero appunto i nostri fratelli e
sorelle gloriosi avvalendosi della forza rinnovatrice dello Spirito Santo.
Per queste ragioni noi fermamente crediamo che l’opera della Serva di Dio Enrichetta continui, questa volta dal cielo: a lei desideriamo infatti rivolgerci con profonda familiarità e speranza per chiedere e ottenere con la preghiera grazie a favore dei nostri bambini e fratelli ammalati.
Come rappresentanti e operatori di realtà ospedaliere – AORN Santobono e Pausilipon (Napoli) – particolarmente impegnate nella cura del cosiddetto “dolore innocente” – quello dei bambini -, abbiamo fortemente avvertito il desiderio di “invitare” nelle nostre corsie e nei nostri reparti la Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, affinché visitasse i nostri piccoli, le loro madri, le loro famiglie, e concedesse loro un sollievo. Per tale ragione ci siamo riferiti a P. Massimiliano Noviello OFMCap, Postulatore della causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio, che con pronta disponibilità è venuto ad illustrare la vita e la spiritualità della nostra sorella Enrichetta, facendocela conoscere “di persona”.
Da questo incontro è maturata in noi la certezza che la conoscenza di questa esemplare testimone del Vangelo della carità e la preghiera a lei rivolta possa suscitare quella comprensione e quel conforto derivanti dalla fede di modo che, insieme al nostro impegno terapeutico, i nostri piccoli affrontino e superino la malattia anche con le armi dello Spirito, ricevendo il beneficio della bontà di Dio attraverso i suoi Santi.
La presenza, l’esempio e il vincolo di grazia della Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, nella quotidiana sfida che il dolore a vario titolo ci impone, ci sprona ad essere più sensibili e generosi nei riguardi dei nostri cari bambini, considerando che la loro sofferenza è una realtà che interpella tutti e a tutti chiede la prova dell’amore che si fa dono per la vita e il bene degli altri, specie dei più fragili e deboli.
In conclusione, ci sembra illuminante in merito a quanto detto la raccomandazione che Papa Francesco ci rivolge: «Sappiamo che la salute è relazionale, dipende dall’interazione con gli altri e ha bisogno di fiducia, amicizia e solidarietà, è un bene che può essere goduto ‘in pieno’ solo se condiviso».