Lettera alla Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi

Cara, carissima Enrichetta, sei nata in una famiglia con alta spiritualità, pronta a salire sugli altari, ed ora è toccato a me rappresentare il tuo ritratto nell’attesa che tu diventi “beata”. Quando mi sono avvicinata alla tua famiglia, attraverso le testimonianze scritte sui tuoi Beati Genitori, e poi quando l’ho rappresentata, ho sempre avuto un particolare pensiero per te: sei stata molto vicina ai tuoi genitori, sei stata l’angelo che li ha curati e ha tenuto fra le braccia la mamma nel momento della morte, mentre si avvicinava al cielo. Ti ho sentita tanto vicina mentre dipingevo e sento che mi hai aiutata a cogliere la tua spiritualità. Parlavo con te e tu mi rispondevi! Guardandoti ora nel ritratto vedo te (anche se ultranovantenne) bella, luminosa e nei tuoi occhi la luce della bontà. Nello sfondo vedo il monastero di San Paolo in Sant’Agata che si affaccia sul golfo di Capri dove molto spesso hai pregato. Porti sulla mano l’anello a grappolo, di fidanzamento dei tuoi genitori, tanto caro a te, e stringi il Rosario con cui invocavi la Madonna. Vicino ho dipinto un giglio bianco, simbolo della purezza e gli altri simboli che ti rappresentano: il simbolo del Mestolino, così come amavi definirti, il simbolo dell’ AGESCI e quello della Croce Rossa Italiana, tutte espressioni della tua attività instancabile di servizio gioioso e generoso. Ora tu mi sorridi e io pregherò rivolgendomi a te!

                                                             Carla Chiaberta