Dati Anagrafici di Enrica (Enrichetta) Beltrame Quattrocchi
1914, Enrichetta nasce a Roma alle 22.30 del 6 aprile, lunedì santo, nella “Regia Clinica Ostetrica” (Policlinico Umberto I), all’ottavo mese di gravidanza, ultima di quattro fratelli. Al quarto mese di gravidanza alla madre è stata diagnosticata una placenta previa. L’illustre ginecologo Regnoli, specialista della Regina Elena, come altri prima di lui, si è pronunciato per l’aborto come «unica soluzione per tentare di salvare almeno la madre». Entrambi i genitori si sono opposti, affidando solo a Dio il futuro della madre e del feto. La nascita di Enrichetta diviene così una tappa fondamentale nel cammino spirituale della coppia e dell’intera famiglia. Enrichetta viene battezzata il 7 giugno dai nonni materni Angelo Corsini e Giulia Salvi con il nome di Enrica, Francesca, Giulia, Maria nella Chiesa di San Marco Evangelista.
1920, il 1 giugno viene celebrata la cerimonia dell’Intronizzazione, che consacra la famiglia Beltrame al Sacro Cuore di Gesù. L’officiante, padre Matheo Crawely (che soprannomina la casa “Betania”) è fra le figure, religiose e laiche, che frequentano abitualmente l’appartamento di via Depretis in cui Enrichetta cresce, influenzando significativamente il percorso spirituale e culturale di genitori e figli. Prima di lui, il padre francescano Pellegrino Paoli poi, dal 1936, padre Garrigou-Lagrange e, negli anni, Mons. Siri, Mons. Canovai, P. Cordovani, la dott.ssa Cappelli, P. Agostino Gemelli e Armida Barelli, Luigi Gedda, l’Abate Caronti, il Card. Schuster O.S.B., Mons. Ferrero di Cavellerleone, Mons. Signora, per citarne alcuni. Enrichetta sarà erede e custode di questo bagaglio culturale ed evangelico, dello spirito di ospitalità, accoglienza, apertura ecumenica della famiglia. Lo spessore delle frequentazioni si affianca alla attenta educazione ricevuta dai genitori che con i suoceri e i figli trasformano il focolare in una piccola chiesa domestica: la preghiera a tavola, quella prima di addormentarsi, il saluto a Gesù di prima mattina, la recita quotidiana del Santo Rosario (pia pratica che Enrichetta continuerà ad osservare affettuosamente per tutta la vita, più volte al giorno, unendola alla meditazione della parola di Dio e all’adorazione di Gesù Sacramentato), la confessione settimanale e poi le scelte che consolidano l’istruzione ricevuta in casa: scuole cattoliche (le Dame inglesi di via XX Settembre per Enrichetta e la sorella Stefania), l’inserimento parrocchiale, l’accostamento a forme di apostolato. Il 10 giugno, Enrichetta riceve la prima comunione nella Cappellina delle Suore Adoratrici di Maria Riparatrice, sita in via dei Lucchesi a Roma.
1922, si manifestano le vocazioni dei tre fratelli: Filippo (poi don Tarcisio ) e Cesare (poi don Paolino) lasceranno la casa paterna di via Depretis nel 1924; il 5 novembre l’intera famiglia è ricevuta in udienza privata dal Santo Padre Pio XI, che benedice le vocazioni. Il giorno successivo, partono i due fratelli (la famiglia sarà ricevuta ancora nel 1960 da Papa Giovanni XXIII). Stefania (poi Suor Cecilia) il 18 settembre del 1927 partirà alla volta di Milano, facendo il suo ingresso fra le monache benedettine.
1927, alla partenza della sorella Stefania per il Monastero, Enrichetta soffre di un leggero esaurimento nervoso. Si dedica allo studio, preparando la maturità classica, e al pianoforte, come la madre. Affronta una salute fragile, nonostante la quale allo studio affiancherà numerose attività caritatevoli e frequenti spostamenti, da sola o con i genitori, per far visita ai fratelli, per ritiri di meditazione, studio e preghiera. Tra i conventi che frequenterà più assiduamente: le suore benedettine di Milano, dove si trova la sorella; le Missionarie francescane di Grottaferrata; le Trappiste di Vitorchiano; le Francescane di Pieve Ligure; a partire dalla fine degli anni 70, le Benedettine di S. Agata sui due Golfi e quelle dell’Isola di S. Giulio, in provincia di Novara.
1928, il padre, Luigi, acquista un terreno a Serravalle di Bibbiena, in provincia di Arezzo, dove verrà edificata una villetta denominata “La Madonnina”, dotata di una piccola cappella, consacrata dall’abate Caronti il 15 agosto 1932 e con il raro privilegio di conservare l’Eucarestia. Sarà il luogo del ristoro spirituale per la famiglia e i sempre numerosi ospiti, e di attività liturgiche e apostoliche che Enrichetta organizzerà con l’aiuto di Mons. Signora.
1932, l’8 maggio, Enrichetta comincia a frequentare il corso di guida per la patente, che otterrà il mese successivo. Ai primi di giugno viene acquistata una 503 Torpedo usata, che la famiglia porterà a benedire a Pompei.
1933, Enrichetta viene operata il 1 marzo per una appendicite cronica.
1936-37 dal 22 agosto al 1 settembre 1936, Enrichetta compie il primo di molti viaggi a Lourdes, con il “treno blu” dell’UNITALSI. Nonostante la salute debole, con spirito di gioiosa generosità evangelica, si impegna a fondo, con i genitori, al servizio degli ammalati che accompagna. Dal 20 al 24 maggio 1937, con la madre accompagna un treno di ammalati a Loreto.
1938, Enrichetta entra a far parte delle “Figlie della carità di S. Vincenzo de Paoli”, prestando servizio nelle zone degradate di Trastevere e della Montagnola sotto la guida spirituale di Mons. Cavallerleone e poi di Mons. Signora, con cui proseguirà negli anni una fitta corrispondenza. Contemporaneamente, si dedica assieme alla madre alle attività della ACISJF (Azione Cattolica Internazionale delle opere per la Protezione della Giovane), di cui sarà Segretaria Generale fino al 1976 dimostrando grande forza e decisione, dedizione, capacità di accogliere e valorizzare l’altro, donazione di sé, incoraggiamento e sostegno ai giovani.
1940, il 6 giugno si diploma (cum laude) infermiera della Croce Rossa (ha iniziato il servizio volontario il 4 gennaio 1939). Per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale sarà impegnata al Celio e al Littorio nella cura dei feriti.
1942, il 15 novembre si laurea in Lettere Moderne, specializzandosi in Storia dell’Arte, sua grande passione. Nello stesso anno diviene presidente di un gruppo di “damine” di S. Vincenzo.
1943, con le sue “damine” si prodiga nel soccorso ai bisognosi (perseguitati politici, soldati, ebrei, uomini e famiglie in pericolo) che si svolge con enorme rischio in casa Beltrame dopo l’armistizio. I fuggiaschi trovano rifugio nell’appartamento di via Depretis, proprio di fronte al quartier generale tedesco, dove vengono rifocillati, curati, “vestiti” con abiti talari e aiutati a raggiungere il Monastero di Subiaco dove trovano scampo e ospitalità. Un lontano cugino, Enrico Beltrame, si propone come pretendente alla mano di Enrichetta. Lei rifiuta perché non innamorata.
1944-79 insegna Storia dell’Arte presso il Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma.
1948-49 fidanzamento con un giovane di nome Pasquale Nardone che non si conclude con il matrimonio. Una “certa” inquietudine di lui, spinge Enrichetta a rinunciare alle nozze. Ella ne soffre molto, ma da questa esperienza trarrà utili insegnamenti per il futuro, quando guiderà numerose coppie che a lei si rivolgeranno in cerca di aiuto e consiglio. Si prenderà cura dei genitori e intensificherà l’azione missionaria di apostolato nella scuola, tra i poveri, tra le amiche, tra le persone che incontra nel suo cammino.
1951, il 5 novembre, l’intera famiglia si trova riunita a Roma su insistenza del padre, per la prima volta dal 1924. Quattro giorni più tardi, il padre muore, all’età di 71 anni, per un attacco cardiaco. Tra le numerose testimonianze di affetto e cordoglio quella di Luigia Tincani (oggi Venerabile), legata a Enrichetta da «fraterna amicizia», racchiusa in una corrispondenza più che trentennale.
1952, Don Tarcisio passa dal clero di Genova a quello di Roma, tornando a vivere con Enrichetta e la madre, Maria.
1954, il 28 settembre le viene diagnosticato un principio di artrosi alla vertebra sacrale, che le provoca dolori lancinanti, ma Enrichetta non riduce i suoi impegni: la cura della madre e del fratello, la scuola, le sessanta famiglie della Montagnola da cui si reca quotidianamente a prestare servizio, i viaggi con gli ammalati, i ritiri spirituali, le associazioni in cui è attiva, gli ospiti assidui di via Depretis.
1956, Enrichetta confida alla madre e al fratello Cesare il desiderio di consacrazione. Enrichetta, consigliata dai suoi padri spirituali, comprende che la sua vocazione è di prendersi cura della sua famiglia. Come scriverà Mons. Signora, «il magnificat conclude l’ecce ancilla domini sublimato nel sacrificio. Un atto di generosità» che si spinge all’abnegazione, consentendo ai tre fratelli «di realizzare la propria vocazione attraverso la sua particolarissima vocazione nel Santuario di via Depretis».
1965, il 26 agosto, a Serravalle di Bibbiena, all’età di 81 anni, la madre Maria muore improvvisamente tra le braccia di Enrichetta, appena terminata la recita dell’Angelus.
1966, Enrichetta viene distaccata come Soprintendente presso l’Istituto Nazionale per la Grafica del Ministero della Pubblica Istruzione, realizzando mostre e pubblicazioni. La sua salute è fortemente indebolita da una flebite. Enrichetta fa costruire una cappella con tabernacolo al centro della casa di via Depretis; la prima messa vi è celebrata il 3 giugno.
1967, Enrichetta subisce un intervento di isteroannessiectomia bilaterale a causa di un fibroma; giunge ad aiutarla nella gestione della casa Linda (Lelia Babini). Resterà in via Depretis per 40 anni, instaurando con Enrichetta un legame di profondo affetto e stima.
1976, Enrichetta accompagna Don Tarcisio, colpito da infarto, all’ospedale S. Orsola di Bologna, decisa a farsi visitare a sua volta. L’infarto la coglie mentre oltrepassa l’ingresso del cardiologo Magnani.
1979, in novembre, per tre settimane, è in Cina con don Paolino in missione. Enrichetta ne ricava commoventi impressioni osservando la difficoltà eppure la serenità gioiosa di una Chiesa perseguitata, di uno spirito di famiglia che diventa «ecclesia domestica». Scrive: «Nel cuore mi è rimasto un gran desiderio di pregare per loro e per noi: perché Dio dia a loro quello che manca: la luce del Vangelo per tutti e perché a noi venga tolto quello che ci impedisce di vedere quella Luce!».
1993, il 1 marzo, nel monastero benedettino “San Benedetto” di via Bellotti a Milano, muore la sorella Suor Cecilia, all’età di 84 anni.
1994, nell’ “Anno Internazionale della Famiglia”, il 25 novembre, il Card. Camillo Ruini apre la causa di beatificazione e canonizzazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Enrichetta assume pienamente su di sé la responsabilità dell’eredità genitoriale, donandosi instancabilmente a custodire, diffondere e testimoniare il loro messaggio spirituale.
2000-2001, le viene diagnosticata una cardiopatia ischemica, conseguenza di una ipertensione arteriosa; il 27 febbraio 2001 è sottoposta all’asportazione del rene sinistro per tumore.
2001, i coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi vengono beatificati in piazza San Pietro il 21 ottobre da San Giovanni Paolo II. Enrichetta intensifica la sua attività di diffusione del messaggio di fede della coppia, di depositaria della loro preziosa eredità spirituale, di continuatrice delle loro opere e divulgatrice dei loro valori, che testimonia negli incontri con le famiglie organizzati dalle diocesi di tutta Italia, nelle conferenze, negli spettacoli teatrali che li rappresentano dove è sempre presente, come una staffetta portatrice della loro luce. Allo stesso tempo, incrementa il tempo dedicato all’ascolto, all’accoglienza, al consiglio di giovani, coppie, sacerdoti, seminaristi, religiosi/e, Vescovi, Cardinali che hanno bussato alla sua porta in via Depretis. Sempre più fedelmente realizza l’invito che la madre le scrisse nell’aprile 1924, all’età di dieci anni: «Fa’ della tua vita una lode perenne a Dio, una dedizione generosa e gioconda che non abbia confini. Fa’ conoscere Gesù attraverso l’anima tua. Sii un ostensorio, una “particella d’eucarestia” che si dona, come Gesù si dona a noi, senza riserve».
2002-2003, il 5 settembre, con solenne promessa a Lourdes, Enrichetta diventa scout, seguendo le orme della famiglia che aveva aderito allo scoutismo cattolico fin dal 1916. Il 2 ottobre 2003, diviene titolare dei “Foulards Blancs” e co-fondatrice dell’associazione “Amici di Don Tar”, in ricordo di don Tarcisio, morto il 20 febbraio, all’età di 92 anni, nell’abitazione di via Depretis.
2005, il 15 novembre, a Pacognano (NA), Enrichetta si consacra laica al movimento Testimoni del Risorto (di cui ha conosciuto insieme a don Tarcisio il fondatore don Sabino Palumbieri). Dice: «sebbene a una certa età mi fossi consacrata privatamente al Signore, […] ritengo che la spiritualità della resurrezione e il dire a tutti che Cristo è risorto sia una necessità assoluta del mondo di oggi».
2008, il 31 dicembre, nel monastero trappista “Nostra Signora del Santissimo Sacramento” di Frattocchie (RM), muore don Paolino, all’età di 99 anni.
2009, le viene inserito un pacemaker presso l’I.C.O.T. di Latina: la cardiopatia migliora ma compaiono due trombi, uno all’arteria polmonare sinistra, uno alla destra. Il cardiologo, dott. Magrì, definisce il suo albero coronarico una sorta di «miracolo di equilibrio circolatorio» data l’età e la situazione clinica. Ciononostante, il 1 giugno è nella cattedrale di Cagliari, ospite dell’Ufficio pastorale familiare, di fronte a un pubblico «accorso numeroso e partecipe» ad ascoltare la sua testimonianza.
2010, Enrichetta adotta Francesco Beltrame, figlio del cugino Enrico, perché prosegua, attraverso lui, il cognome Beltrame Quattrocchi; continua il suo incessante apostolato, nonostante la salute sempre più malferma che la costringe su una sedia a rotelle: il 22 marzo è invitata dal Vescovo Mons. Angelo Spinillo a tenere il ritiro spirituale ai numerosi sacerdoti della diocesi di Aversa (CE); nel mese di giugno, Enrichetta è nominata presidente onoraria dell’associazione A.MAR.LUI, ispirata ai suoi genitori, al servizio delle famiglie.
2011, Il 7 agosto viene operata d’urgenza per una occlusione intestinale; si scopre così un tumore al colon con metastasi nella zona epatica. Il 25 novembre è in Campidoglio, al convegno “Cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi”, che si tiene a dieci anni dalla beatificazione dei genitori. Subirà un secondo intervento a inizio 2012. A fronte della salute che peggiora e dell’età che avanza, sembra ringiovanire nei tratti del volto e nello spirito. Dal 20 maggio 2012 le sue condizioni di salute si aggravano irrimediabilmente.
2012, sabato 16 giugno, memoria del Cuore Immacolato della beata Vergine Maria, alle 16.20, Enrichetta si spegne nella sua abitazione di via Depretis all’età di 98 anni. Fino alla fine ha continuato ad accogliere tutti coloro che continuavano a cercare la sua presenza e a telefonare a quelli lontani per sollecitare, consigliare, incoraggiare. A partire dal giovedì, 13 giugno, aggravandosi la sua situazione clinica, il medico dott. Magrì e le due infermiere che la assistono, Annamaria e Carmela, pur rispettando la sua generosità nel donarsi fino alla fine, decidono di limitare il numero e il tempo delle visite. Enrichetta riposa e prega. La sera di venerdì l’ultima messa, celebrata ai piedi del letto da P. Gilbert Enderly. Nella quiete delle ultime ore, pienamente lucida, si rivolge costantemente al Signore: «Gesù – dice – vienimi a prendere, sento la tua luce, voglio portarti quello che ho fatto». A meno di due ore dalla morte, alle 14.00 circa, riceve l’ultima visita: un incontro di preghiera e affetto commovente con il Cappuccino P. Massimiliano Noviello. Nella serenità e nella letizia, trepidante e pronta per il Cielo, Enrichetta compie il transito. I funerali si svolgono in casa, in forma privata. Il figlio adottivo, Francesco, matura questa scelta (in assenza di disposizioni lasciate dalla defunta) nel tentativo di rispettare il pudore e la sobrietà che hanno contraddistinto la vita Enrichetta e la sua famiglia, anche su consiglio di alti prelati. Mons. Lucio Sembrano, della Congregazione per il dialogo interreligioso, celebra il rito funebre nella cappella dell’appartamento di via Depretis, alle ore 21.00 di domenica 17 giugno. Sono presenti le due infermiere, i domestici Carol e Marcos, il medico dott. Magrì con la moglie, il figlio adottivo Francesco con la sorella Anna e un’amica, Valeria. Alle ore 24.00 il feretro viene trasportato al cimitero del Verano; qui, alle 11.00 di martedì 19 giugno, viene tumulata nella tomba di famiglia, dove riposa nel Signore in attesa della Beata Resurrezione.
SUA EM.ZA CARD. CRESCENZIO SEPE