Comprendere con Enrichetta il prezioso e gratuito dono della fede
Ho partecipato con entusiasmo, insieme a mio marito, alla celebrazione Eucaristica avvenuta il 16 giugno 2020, alle ore 18.00, per la ricorrenza del pio transito della Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, nella Basilica di Santa Prassede a Roma. La Celebrazione è stata presieduta da Don Pedro Savelli, Rettore della Basilica di Santa Prassede e concelebrata da undici sacerdoti, tra i quali è intervenuto il Padre Postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Enrichetta P. Massimiliano Noviello. Questa meravigliosa Basilica, molto antica, si trova accanto all’altra stupenda Basilica di Santa Maria Maggiore e fu fatta costruire da Prassede, figlia del senatore romano Pudente, per nascondere i cristiani perseguitati e raccogliere i corpi di quelli scoperti e martirizzati. Una famiglia romana chiamata alla santità che, secondo quanto la tradizione enuclea, fu tra le prime convertite a Roma dall’apostolo Paolo. “Nulla è a caso” sempre mi ricordava P. Noviello, invitandomi già tre anni fa a testimoniare ciò che avevo vissuto nel frequentare la famiglia Beltrame Quattrocchi durante la mia adolescenza. E’ stata così una grande gioia per me scoprire che quei brevi incontri con Enrichetta sono stati fondamentali per comprendere il prezioso e gratuito dono della fede ricevuta, grazie anche alle preghiere di tutti coloro che ho incontrato lungo il mio cammino. P. Noviello ha sottolineato nell’omelia, come la Serva di Dio Enrichetta “cresce facendo tesoro degl’insegnamenti dei suoi genitori, dei suoi fratelli e dei maestri spirituali che frequentavano casa Beltrame. Ciò che aveva personalmente vissuto, o aveva visto in famiglia, diviene così la scaturigine per scelte sempre più coraggiose ed elevate”. Questa è proprio l’importanza della famiglia, come ha ricordato Padre Noviello nella sua omelia: rinnovata dalla parola di Cristo che ci conforta e ci guida a vivere concretamente nella nostra vita quotidiana il lieto annuncio, in cui c’è la speranza per tutti noi peccatori di anticipare anche qui, in questa vita, un pezzetto di vita eterna con la chiamata alla santità; una famiglia aperta che sa accogliere e non ha paura dello straniero né del diverso. Ricordava il Postulatore come Enrichetta ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita terrena con un: “Amore fedele, fino a dimenticarsi di sé e darsi totalmente agli altri: infatti continuò anche stando a letto ad accogliere, fino alla fine, prima di emettere l’ultimo respiro sulla terra, coloro che ricorrevano a lei”! Egli ha sottolineato ancora che: “il segreto di questa donna così autentica, sta proprio nella preghiera… la Serva di Dio Enrichetta non ci propone un trattato sulla preghiera, ma ci insegna a pregare, facendolo ella stessa con coloro che venivano ad incontrarla; … per Enrichetta, infatti, la vita cristiana è relazione personale con Gesù che culmina nell’unione con Lui per grazia, per amore e per imitazione”. Ecco perché a buon ragione il Postulatore la definita: “vera maestra di vita cristiana per tutti noi”. E’ stata una celebrazione Eucaristica molto toccante e preziosa nella sua semplicità e, nonostante il rispetto delle rigide regole di distanziamento del periodo anti-covid, non mi sono sentita sola né isolata ma partecipe di un unico Corpo, quello del Cristo vivente in questo mondo che è la sua Chiesa, ed un po’ più vicina, seppure ancora molto lontana, a chi ha combattuto la buona battaglia, la schiera dei Beati, con gesti non necessariamente eclatanti, come Enrichetta ha testimoniato palesemente nella sua vita elevata.
Scritto da: Stefania Stabile