Desiderare Dio attraverso la gioia vera e il bene più alto sull’esempio della Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi
La nostra epoca, anche se apparentemente tanto refrattaria alla dimensione del soprannaturale, tuttavia si mostra bisognosa di un cammino verso l’autentico senso religioso della vita. Ciò evidenzia come il dono della fede sia importante per la qualità stessa della vita. A tal proposito, in una udienza del 2012, Papa Benedetto XVI sottolineava l’importanza di promuovere una pedagogia del desiderio, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede. Una pedagogia che racchiude in sé due aspetti: l’imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita perché esse lasciano una traccia positiva, sono capaci di pacificare l’animo, ci rendono più attivi e generosi. A differenza delle gioie mondane che invece, dopo la luce iniziale, deludono lasciando amarezza, insoddisfazione e un senso di vuoto. Urge allora educare sin dalla più tenera età, “prima ancora che i bimbi mettono i dentini” come affermava la Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi, ad assaporare le gioie vere, in tutti gli ambiti dell’esistenza – nella famiglia, nell’amicizia, nella solidarietà con chi soffre, nella rinuncia al proprio io per servire l’altro, nell’amore per la conoscenza, l’arte, le bellezze della natura -, tutto ciò significa esercitare il gusto interiore per produrre anticorpi efficaci contro la banalizzazione e l’appiattimento oggi tanto diffusi. Anche gli adulti hanno bisogno di riscoprire queste gioie, di desiderare realtà autentiche, purificandosi dalla mediocrità e lasciando cadere o respingendo tutto ciò che, pur apparentemente attrattivo, si rivela invece insipido, fonte di assuefazione e non di libertà. E questo che farà emergere quel desiderio di Dio di cui stiamo parlando. Un secondo aspetto di questa pedagogia del desiderio è il non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Le gioie più vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti – volere un bene più alto, più profondo – e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che nulla di finito può colmare il nostro cuore. In questo l’intera vita, con le scelte evangelicamente vere e perciò autenticamente umane, della Serva di Dio costituisce un segno quanto mai eloquente. Tutta la sua vita è costellata di questa ricerca mai soddisfatta ma aperta sempre al “di più!”, per salire sempre “più su!”. D’altronde è anche il messaggio che lei stessa riportò nel titolo al testo Siate Santi, curato dal Postulatore P. Massimiliano Noviello, lasciandolo come un testamento spirituale. È la sua sintesi consegnata a noi! La scintilla divina in lei, gli ha permesso di riconoscere il vero bene, di assaporarlo e così di avviarsi verso un percorso in salita, sperimentando la grazia di Dio che la sosteneva perché disarmata di logiche umane. Il dinamismo del desiderio si apriva così sempre più al dono della redenzione per poter raggiungere la vera altezza: la patria celeste. Nel desiderio della Serva di Dio Enrichetta si è aperta una finestra verso Dio e questo è il segno tangibile e contagioso di quella grazia che è la vera fede nel suo animo.
A tal proposito sant’Agostino affermava:
“Con l’attesa, Dio allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capace!
di Mons. Calogero Peri OFMCap – Vescovo di Caltagirone