Omelia del Cardinale Sua Em.za Crescenzio Sepe in occasione dell’Apertura del Processo diocesano sulla Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi:
Cari fratelli e sorelle, cariamici, con vera gioia e grande onore vi accolgo in questa Cattedrale per questo
primo passo di un cammino che, se è volontà di Dio, potrà condurci alla beatificazione e canonizzazione di questa nostra sorella Enrichetta Beltrame Quattrocchi, che ha seguito le orme dei suoi genitori santi, Luigi e Maria. È una vera gioia trovarci qui, sia pure per un fatto squisitamente giuridico: il Rito di insediamento del Tribunale per la sessione di apertura dell’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità e segni di questa nostra Serva di Dio. Certamente è come un “la” che viene dato, attraverso i vari organismi, prima diocesani e poi quelli della Santa Sede, per far emergere le tante virtù che Enrichetta ha testimoniato nella sua lunga vita, morta a 98 anni, lei che era, come ricordava il postulatore, padre Massimiliano Noviello, la creatura che non doveva nascere.
Ed invece è nata ed è vissuta così a lungo. Saluto i cari confratelli, il caro Ministro Provinciale padre Leonardo Franzese, i membri del Tribunale e voi fedeli che provenite da tante parti e, in qualche maniera, state maturando la spiritualità di questa nostra sorella. Non è un caso che, proprio nel leggere il Vangelo delle beatitudini, la “magna charta” del cammino alla santità che Cristo ci propone, prossimamente sarà presentata l’Esortazione apostolica Papa Francesco sulla santità nel mondo contemporaneo dal titolo «Gaudete et exsultate». La santità, soprattutto quando si è vivi, non fa molto rumore, è una vita di fedeltà a Dio, alla vocazione, alla missione che Lui ci dona come sua volontà affinché possiamo viverla sostanzialmente nella nostra esistenza. Per Enrichetta è stato così: “mestolino” di Dio, come Santa Teresa di Calcutta fu “matita” di Dio. Noi siamo strumenti, siamo solo qualcosa al servizio di Dio, per la quale dobbiamo mostrare tutta la nostra generosità e accoglienza. Leggendo un po’ le note biografiche di Enrichetta si vede che la sua santità è una sorta di profezia. Certe persone riescono a vivere nella propria vita ciò che la Chiesa cercando di realizzare come cammino ecclesiale. Anzitutto la famiglia! Tutta la prima parte della sua vita è dedita alla famiglia: il papà, la mamma, i due fratelli sacerdoti, la sorella suora. Ha assorbito dalla santità dei genitori tutto quanto le serviva per rispondere con generosità e con libertà alla volontà di Dio, impegnandosi anche nella vita sociale, attraverso, dopo la laurea, l’insegnamento dell’arte nei licei artistici di Roma. Cresciuta nella via della santità, respirando l’aria di santità della famiglia, corrispondeva a questo amore di Dio donando se stessa, mettendosi completamente a servizio dei suoi familiari. E vorrei sottolineare non solo questa caratteristica di “formatrice”, ma anche il suo donarsi totalmente nella carità per i poveri: ha fatto della carità il motivo conduttore della sua esperienza cristiana. Al tempo della seconda guerra mondiale si prodigava come infermiera verso i fratelli più bisognosi: soldati feriti, rifugiati, prigionieri politici. E, dopo il conflitto, insieme alla mamma, sentì forte l’esigenza di impegnarsi per la protezione delle giovani donne, soprattutto quelle che abitavano nelle periferie di Roma. Il suo, insomma, è stato un cammino di santità eroica nell’ordinarietà della vita, attraverso le innumerevoli occasioni che la Provvidenza le metteva davanti e che lei accettava per concretizzare la sua vita cristiana. Alla fine volle consacrarsi come laica nel movimento salesiano «Testimoni del Risorto». Una vita piena, fatta soprattutto di tanto amore per rendere presente Cristo nei poveri e nei bisognosi. Enrichetta appartiene a quelle figure che non sono lontane da noi ma, anzi, si avvicinano per la quotidianità della loro santità, della loro vita cristiana. Speriamo che dando inizio a questo cammino, in occasione dell’apertura ufficiale del processo, possiamo anche noi vivere la santità nell’ordinario, chiedendo a Dio, per intercessione dei Beati genitori ma anche della stessa Enrichetta, la capacità di “mescolare” le cose della vita perché possiamo anche noi fare un “pasto” gradito a Dio per la salvezza dei fratelli. Faccio le mie congratulazioni a padre Massimiliano e a tutti voi. Anche questo rappresenta la volontà di Dio. Cerchiamo di seguire questo cammino perché anche noi possiamo assimilare questa spiritualità e renderla concreta nell’esperienza della nostra esistenza quotidiana. Dio vi benedica e, insieme all’intercessione dei Beati Luigi e Maria e della Serva di Dio Enrichetta, camminiamo con fiducia verso l’incontro con Cristo, accompagnati da Maria. Dio ci benedica e ’a Madonna c’accumpagne!